I percorsi dell’innovazione nelle PMI italiane

I percorsi dell’innovazione nelle PMI italiane

Come accedere a nuovi modelli di business, fornendo nuove competenze al di fuori del perimetro aziendale attraverso diverse pratiche di Open Innovation.

Autore: Vincenzo Vitale 

Quando parliamo di innovazione si tende a fare riferimento ad una innovazione radicale, o più spesso definita come disruptive. L’esempio perfetto che accompagna tale fenomeno è legato al mondo delle startup, alle storie di successo che leggiamo di team di ragazzi partiti dai garage di casa e giunti con le loro startup sui principali mercati di quotazione internazionali.

Tra le maggiori rivoluzioni dell’ultimo decennio un posto di primo piano è ricoperto dall’ambito della sharing economy, un modello che si basa sulla condivisione dei beni, piuttosto che sull’uso esclusivo della proprietà. Un caso di successo di un team di ragazzi che ha lanciato una startup in ambito di sharing economy è offerto da Airbnb, sviluppatasi e cresciuta nel principale incubatore al mondo, Y Combinator.

Airbnb ha trascinato dietro di sé una rivoluzione del mercato di ricezione turistica, mettendo in discussione l’offerta di player moto strutturati e che operavano da decenni nel mercato degli affitti brevi. Molto spesso la crescita di alcune startup favorita da ingenti capitali ha portato a veri e propri monopoli di fatto, mettendo in secondo piano concetti quali sostenibilità, comunità, rispetto del territorio. Tutto ciò pone delle questioni importanti che tratteremo nei prossimi articoli, interrogandoci sui possibili modelli alternativi di innovazione.

Ritornando agli esempi di successo disruptive, continui e in diversi ambiti, hanno generato degli effetti anche sull’approccio di grandi multinazionali finanche a spingere le grandi aziende ad interrogarsi sulla necessità di innovare e su come attrezzarsi per farlo. Così negli ultimi anni ha preso sempre più forma il concetto di Open Innovation così come definita dall’economista statunitense Henry Chesbrough: “L’Open Innovation è un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso a idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche”.

 

Metodologie per utilizzare l’Open Innovation

In sintesi, abbiamo due approcci principali con i quali si mettono in pratica operazioni di Open Innovation:

  • Inbound (ricerca stimoli esterni per fare innovazione all’interno dell’impresa);
  • Outbound (esternalizzare stimoli interni per avviare azioni di innovazione all’esterno dell’impresa)

Molte aziende si sono strutturate con l’attivazione di iniziative specifiche e sistemiche sia per creare nuovi modelli di business sia per fare scouting, o investire in nuovi modelli produttivi. Il Corporate Venture Capital (CVC) è uno dei modelli scelti principalmente dalle grandi corporate e consiste in una forma di investimento di venture capital attraverso il quale un’azienda strutturata e consolidata investe in una startup o in una pmi innovativa con alto potenziale di scalabilità, molto spesso per una quota di minoranza di capitale sociale (equity). Accedendo in questo modo a nuovi modelli di business, fornendosi di nuove competenze esterne al perimetro aziendale.

Molte grandi aziende hanno introdotto l’Open Innovation nella propria agenda e questa tendenza sta crescendo anche per le corporate italiane, almeno quelle più strutturate. Le aziende stanno implementando modelli di collaborazione con startup e scaleup e le attese lasciano ipotizzare che questa tendenza entri a far parte anche delle agende delle piccole e medie imprese.

 

Fonti:


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